Cambiano mode, gusti e consumi a velocità sorprendente, ma per quanto riguarda l'uva da tavola gli italiani sono assolutamente fedeli: la varietà Italia ha ormai il predominio assoluto sulle mense di tutti.
Non si hanno cifre ufficiali sul consumo nazionale di uva da tavola, ma secondo alcune stime gli italiani ne mangerebbero circa 15 chili, a testa, in un anno. Mentre per avere un'idea indicativa della graduatoria del gusto, dai dati dell'Osservatorio nazionale sui consumi interno a Coop Italia risulta che su 15 mila tonnellate d'uva venduta quasi il 70% è rappresentato dalla varietà Italia, seguita a grande distanza dalle uve Regina, Matilde e Cardinale.
E' forse questo "strapotere" di un'uva, e di quella soltanto, che nel nostro paese ha bloccato l'introduzione di nuove varietà. O meglio, altre ne sono nate da incroci o innesti particolari, come la Victoria o la Red globe, ma non sono riuscite nemmeno a scalfire il primato dell'uva Italia.
Alcuni affermano che il futuro sarà diverso e che anche le papille gustative degli italiani saranno conquistate dalle varietà apirene, cioè senza semi, che hanno già sedotto il mercato inglese e quello americano. Ma i pareri sono discordi. "Il prezzo delle uve senza semi è abbastanza alto, e questo rende difficile la diffusione del loro consumo", afferma Paolo Taibi, siciliano, uno dei più importanti produttori italiani d'uva da tavola. Il fatto è che queste nuove varietà provengono da piante "pigre", come si dice in gergo, che ne producono al massimo 20 chili per unità, contro i 25/30 chili, ad esempio, del vitigno dell'uva Italia. "E questo difficilmente consentirà nel medio periodo un significativo abbassamento dei prezzi", conclude Taibi.
Primi al mondo
Forse non tutti lo sanno, ma il nostro paese è leader sul mercato internazionale di uva da tavola. E' un predominio che l'Italia esercita sia in termini quantitativi che qualitativi.
Secondo i dati ufficiali dell'Aneioa (l'associazione cui fanno capo i principali esportatori ortofrutticoli italiani), l'Italia è il primo produttore mondiale d'uva, con un'incidenza del 16% sulla produzione globale, seguita dalla Francia (13%) e dagli Stati Uniti (10%). Anche per la commercializzazione della sola uva da tavola il nostro paese mantiene questa supremazia, seguito a una certa distanza da altri paesi mediterranei, come Grecia e Spagna. I mercati di riferimento per l'export italiano sono prevalentemente Germania e Francia.
Le colture d'uva sono localizzate quasi esclusivamente nel meridione. Con i suoi 47 mila ettari coltivati (pari al 65% della superficie coltivata in Italia), la Puglia rappresenta di gran lunga la principale regione produttiva: da qui partono addirittura i tre quarti dell'uva da tavola esportata nel mondo.
La Sicilia, in questa graduatoria, occupa il secondo posto, con circa un quarto della superficie coltivata in Italia.